romennim: (ksm)
[personal profile] romennim
Titolo: L'Esperienza Parallela Che Ora È La Tua Vita
Autore: Romennim
Rating: PG-13
Fandom: Star Trek: La Serie Classica
Pairing: Kirk/Spock/McCoy
Altri Personaggi: Mirror!Spock, Mirror!Kirk
Avvertimenti: nessuno
Trama: cosa sarebbe successo a McCoy se non fosse riuscito ad arrivare in tempo alla stanza del teletrasporto durante l'episodio "Specchio, specchio"?

Capitoli Precedenti: Prologo | 1 | 2 | 3

Nota dell'autore: grazie a Marco per aver tradotto questo capitolo al posto mio.. non so se l'avrei mai fatto.
Dedicato a [livejournal.com profile] mkbdiapason per il suo compleanno, in attesa che io finisca la sua fic :)




Le parole rimangono pesantemente sospese nell’aria, ma, stranamente, non mi sento angosciato o spaventato da esse.

La più che reale possibilità di morire, in un prossimo futuro, per quel che potrebbe accadere se il Legame non fosse spezzato, non mi spaventa.

Sempre, da quando sono entrato nella Flotta, c’è stata la possibilità della morte... Non poteva essere altrimenti, con l’alto grado di pericolo che ha la nostra missione. Quasi ogni giorno ho dovuto affrontare la morte, in un modo o nell’altro, ma il fatto che mi fosse sempre tanto vicina, col fiato sul collo, ha cambiato quel che penso e provo nei suoi confronti. Per me la Morte è un compagno, ma allo stesso tempo un estraneo: è lì ogni giorno, in attesa, nel mio lavoro quotidiano; è il motivo per cui la gente ha bisogno di me. Eppure quando in effetti la morte minaccia anche me, normalmente sono così occupato a tentare di salvare tutti che non posso permettermi il tempo, le energie, di preoccuparmi per me.

Ma ora sembra che stia aspettando me. In realtà, c’è una grandissima possibilità che sia già dietro l’angolo e che niente possa davvero ostacolare il suo corso.

È strano realizzare che l’idea non mi spaventi, che non sia affatto preoccupato da ciò. Una persona sana sarebbe preoccupata, o disperata, o terrorizzata. Proverebbe qualcosa. Questa mancanza di sentimento - solo le persone che non hanno niente per cui vivere sono così.

E poi sento qualcosa. Una fitta di dolore.

E il motivo è proprio lì davanti a me: non provo nulla circa l’idea di morire perché ho perso le mie ragioni per vivere, e nulla può restituirmele. Nulla. Alla mia vita manca esattamente ciò che fa di un’esistenza una vita.

Sospiro e chiudo gli occhi per un istante. Perché continuo ad andare lì? Lo psicologo che è in me sa che è perché non è passato neanche un giorno, che lo shock è ancora lì e ci vorrà un po’ di tempo per tornare a qualche tipo di normalità, ma so anche che alla mia situazione manca quello che aiuta le persone a portare avanti le loro vite. Ragioni. Dovrei trovare nuove ragioni, ma...

“Dottore.”

La voce del signor Spock mi sembra un poco esitante, ma credo che solo la mia profonda familiarità mi renda capace di percepire la sua prudenza. E no, nemmeno il corso dei pensieri a cui mi conduce questa consapevolezza mi aiuta. Un peso ha preso posto nel mio petto, e mi chiedo se mai se ne andrà. La risposta è ovvia, ma, di nuovo, tale linea di pensiero non aiuta.

Il signor Spock continua.

“Dottore, la probabilità che il Legame non sia spezzato è molto scarsa. Direi quasi non esistente.”

Apro gli occhi e lo guardo. Mi sta fissando attentamente, come se ci fosse qualcosa che non comprende e stia cercando di svelare. I suoi occhi allora viaggiano verso i miei, e c’è un momento in cui semplicemente mi fissa. Dovrei sentirmi a disagio, in qualche modo imbarazzato, ma sono troppo stanco ed esausto per badarci, e l’impressione che ho è di curiosità, come se stesse cercando di leggere la mia mente.

Ci metto un momento a capire. Si aspetta una reazione da me. Non per forza una brutta, ma comunque una reazione. Dopotutto, le persone normali tendono ad agitarsi un po’ quando qualcuno dice loro che stanno per morire.

Ma ha appena detto che le probabilità sono scarse. Alzo le sopracciglia; non capisco perché si aspetti che io dia di matto ora...

Le persone normali sono felici quando sanno che non stanno per morire.

La voce di Spock sussurra nella mia mente, come la voce del senso comune o della saggezza vulcaniana.

Un violento impeto di rabbia mi prende e le parole volano semplicemente fuori della mia bocca, dure nella quieta atmosfera della stanza.

“Dovrei essere felice, signor Spock? Dovrei?” urlo. “La mia vita è andata. Andata per sempre. E sono intrappolato in questo universo infernale, dove non sopravviverò un giorno, e dovrei essere felice di sapere che anche la mia unica possibilità di fuga da questa realtà orribile potrebbe essere andata?”

Il signor Spock ora mi sta fissando, il viso completamente pallido.

Di nuovo, il mio subconscio mi tradisce e mi dice esattamente, in confronto, cosa quell’espressione voglia dire. Dio, perché questo passaggio non ha rimpiazzato anche i ricordi? Perché? Perché sono condannato a vivere in questo circolo di realtà dove conosco tutti e allo stesso tempo non conosco nessuno?

Provo a calmare il respiro e mi accorgo che non sono più sdraiato, ma seduto un po’ ritto sul divano. L’aumento del mio mal di testa mi rammenta perché avevo deciso di stare sdraiato all’inizio.

Con cura, mi abbasso lentamente di nuovo.

Respira, respira. Dentro, fuori. Dentro, fuori.

Le mie mani si aggrappano saldamente al divano.

Respira. Dentro, fuori. Dentro, fuori.

Quando il mio cuore torna ad un battito più normale e la tensione comincia ad abbandonarmi, comprendo che sto ferendo le mie dita da quanto saldamente ho afferrato la stoffa.

O Dio, sono un tale casino.

Libero le mie mani e, tremante, ne passo una fra i capelli. Mi mordo l’intero labbro inferiore, un’abitudine che avevo perso una vita fa. Beh, forse ora sono due vite...

Lo mordo ancora e chiudo gli occhi.

L’intera stanza si è completamente dissolta intorno a me. C’è solo il mio respiro. Dentro, fuori. E ancora. Dentro, fuori.

Mi sento me stesso, in gran parte, di nuovo.

Dio, il mio primo, vero attacco di panico.

I miei pensieri sono tutti mischiati, niente ha la priorità.

“Come si sente ora, Dottore?”

La voce del signor Spock è un secchio d’acqua fredda.

Voglio solo perdermi nei miei pensieri, è chiedere troppo?

E come mi sento? Davvero?

Una risata spezzata mi sfugge dalle labbra.

“Come mi sento, signor Spock?” il sarcasmo è pesante, ma non credo che turberà il signor Spock minimamente.

“Sì, Dottore.”

Avevo ragione. La sua voce è calma come sempre.

“Io...”

Non credo di poter tradurre in parole come mi sento. Né fisicamente né psicologicamente. Né sono sicuro di volerlo.

Questo non c’entra col Legame. Forse.

Oh Dio, l’effetto del Laycoxerin sta già scemando. Non bene, non è affatto un bene...

“Dottore?”

E lì c’è un briciolo di impazienza.

Mi affretto per qualunque tipo di risposta.

“Penso che si spieghi da solo, signor Spock.”

E ovviamente la mia risposta non è affatto una risposta.

Devo ancora aprire gli occhi, ma posso percepire qualcosa di simile alla tensione crescere nell’aria tra di noi.

Mi chiedo se il mio sesto senso è diventato più forte o se è giusto lo stress che mi fa sentire cose che non esistono. La curiosità non è abbastanza da farmi guardare il signor Spock e vedere se ho ragione.

“Dottore” comincia e in qualche modo suona come se avesse preso un profondo respiro vulcaniano. Probabilmente la mia abilità nel rendere i  Vulcaniani, ed uno in particolare, irritati con me, anche se loro non lo ammetteranno mai, non è diminuita col le mie abbassate funzioni cerebrali. Per mia fortuna, e per ironia dell’universo, ha fatto probabilmente il contrario ed è aumentata.

Non è meraviglioso?

Dio, non riesco proprio a tenere il filo dei miei pensieri.

Provo a focalizzarmi su quel che il signor Spock sta dicendo. Non sembra aver notato la mia temporanea mancanza di concentrazione.

“... la situazione non è favorevole, Dottore, ma... “

La parte “non favorevole” cattura la mia attenzione e rido di nuovo. Il suono sembra rotto e distaccato alle mie orecchie, come se non fossi stato io la persona a produrre quel suono.

Lancio un’occhiata al Vulcaniano. È fermo come sempre e non riprende il discorso. Sta aspettando me.

“Non favorevole, signor Spock?”

Il mio tono è un po’ piatto, non così tagliente come avrei voluto, ma non importa, perché improvvisamente mi sento calmo, come se fossi completamente distaccato da ogni cosa. Dalla realtà.

La mia ira per la situazione, l’universo, ogni cosa (te stesso, è sussurrato nella mia mente) sta ancora ribollendo, ma in un angolo della mia mente, messa lì momentaneamente dall’assurdità della valutazione del signor Spock sulla situazione.

La furia prende il suo posto, fredda e controllata.

“Non voglio che si riferisca alla mia situazione come ‘non favorevole’, signor Spock. La pioggia quando si fa una camminata è non favorevole. Non trovare un maglione quando si ha freddo è non favorevole. La sveglia che non ti sveglia potrebbe essere non favorevole.”

La mia voce si sta lentamente alzando.

“Essere per sempre bloccato qui, senza possibilità di ritorno, di vedere le persone a me care, non è solo ‘non favorevole’, mi capisce?”

Un respiro.

“Non mi interessa come o quanto Vulcano la abbia modellata, se conosce o si interessa delle emozioni umane, ma io non la lascerò mancare di rispetto al mio dolore paragonando la mia vita al meteo!”

Improvvisamente mi sento vuoto, e dopo qualche secondo un senso di vergogna mi pervade.

“Mi... Mi dispiace. Questo non avrei dovuto dirlo. Sono stato...”

Stupido e folle, mi suggerisce la mia mente, ma...

Di nuovo, il mio subconscio sta andando ovunque esso voglia, senza curarsi di cosa esca dalla mia bocca o chi ci sia nella stanza con me.

Fortunatamente, il signor Spock non sembra - non è - come Kirk. Probabilmente mi avrebbe già ucciso, a quest’ora.

Non per forza una brutta cosa, ma ciò semplicemente si aggiunge alle prove pregresse di come egli non sia solo il crudele essere che noi vediamo. È più di questo. È cambiato anche il suo atteggiamento nei miei confronti. Perché?...

“Non deve sentirsi dispiaciuto, Dottore. Io devo. Non è stato...” l’esitazione è così strana, tanto aliena, per qualunque Vulcaniano, per Spock, che gli do un’occhiata.

Sta fissando le proprie mani, come se stessero per fornirgli una risposta. Vorrei sorridere, ma il fatto che sia tanto somigliante a Spock  mi fa venir voglia di piangere.

“È stata una scelta di parole infelice.”

Deglutisco. È una scusa ed è inestimabile ricevuta da lui. E non è colpa sua.

“Non posso dire che capisco come si senta...”

“Signor Spock” lo interrompo. “Sono io nel torto. Sto... non mi sento bene, come lei sa, e lo stress della situazione, lo shock, credo, alla fine mi sta sopraffacendo. Io...”

“Non c’è alcun bisogno di scusarsi, Dottore. La situazione per lei è difficile, e ciò è comprensibile. Non le rinfaccerò le sue emozioni.”

Abbozzo un sorriso, per mostrare la mia gratitudine per la sua comprensione, ma non so quanto abbia successo. Probabilmente è più una smorfia.

“Grazie. Questo è davvero... molto gentile da parte sua.”

Gli occhi del signor Spock fissano i miei.

“Gentile non è esattamente il termine che la maggior parte delle persone che mi conoscono userebbe per descrivere il mio carattere.”

Sbuffo, e ritorno alla mia contemplazione del soffitto.

“In qualche modo lo posso credere.”

Anche il collo sta cominciando a farmi male. Sospiro.

Lo scambio di parole è piuttosto confortante, carino, ma dobbiamo concentrarci su altro...

“La sua situazione non è così terribile come dice, Dottore.”

Non posso credere che stiamo ritornando su quell’argomento. Non così poco tempo dopo il mio eccesso. Tento di domare il mio temperamento.

“Essere bloccato qui non è terribile secondo lei, signor Spock?”

“Non è affatto certo che lei non sia in grado di tornare nel suo universo.”

Sbuffo di nuovo e provo a riordinare un po’ i miei pensieri e gli ultimi ricordi.

“Senza considerare il fatto che il Legame potrebbe uccidermi molto presto, e così impedirmi di tornare indietro, rimane il fatto che l’evento che in prima istanza mi ha portato qui non si ripresenterà prima di un secolo. Come sta a certezza questo, signor Spock?”

“Su che base fa le sue ipotesi, Dottore?”

Si può sempre contare sulla razionalità di Spock, in qualche modo. Deve essere una delle leggi dell’universo. Di ogni universo.

“Il genio di Scotty lo ha detto.”

Una pausa, per lasciare che lo assimili.

“Ora” ricomincio. “Anche lei probabilmente è un genio, come il mio Spock, ma non ha mai contraddetto Scotty. Siete sempre arrivati alla stessa conclusione in questo tipo di problemi. Mi sbaglio?”

Lo guardo. Il suo sguardo si ferma un momento sulla mia faccia, ma poi guarda oltre.

Lo so prima che lo dica.

“No, dottore.”

Sento il mio ultimo, piccolo pezzo di speranza irrazionale e folle frantumarsi sotto quelle due parole.

Respirare è doloroso.

“Lo sapevo.”

È quasi impossibile parlare. Il peso nel mio petto semplicemente aumenta.

“Ma non vuol dire che non ci sarà una prima volta.”

Non posso fare altro che sorridere, allora. Com’è che mi trovo in un pazzo, crudele universo parallelo dove un Vulcaniano sta cercando di farmi continuare a sperare contro l’impossibile?

“Non posso credere che lei lo abbia appena detto.”

Il signor Spock si muove un secondo sulla sedia.

“Insomma, non importa cosa abbia detto il suo Ingegnere Capo. Dovrò esaminare i dati io stesso, con il nostro signor Scott. Non è improbabile che troveremo qualcosa che nella vostra fretta di scappare non avete notato.”

Su questo sento le briciole della mia speranza provare a rialzare la testa, ma la fermo. Scotty non ha mai sbagliato in questo tipo di calcoli. Non credo che abbia iniziato oggi.

Sarebbe troppo doloroso sperare e poi affrontare di nuovo la realtà.

“Per quanto la riguarda, Dottore, dobbiamo concentrarci per prima cosa sul suo benessere. Lo stress evidente e il dolore che sta ancora provando, nonostante le due dosi di Laycoxerin, sono francamente preoccupanti.”

Questo perlomeno è un argomento nel quale ho un po’ di conoscenza e un senso di controllo.

“Lo so, ma una situazione come questa non è mai capitata, per quanto ne so. Potrebbe essere una reazione normale.”

Lo sguardo del signor Spock è pensieroso.

“Questo è vero, ma non vuol dire che dovremmo sottovalutare ciò che sta attraversando il suo cervello.”

Questo è vero, così annuisco.

“Credo che dovrebbe comincirae un trattamento per sopprimere l’area del suo cervello che controlla le abilità psyoniche.”

Ciò ha senso, ma...

“Ma quell’area controlla ben più delle sole abilità psyoniche negli umani! Diminuirebbe il mio controllo motorio, le mie capacità di concentrazione sul lavoro, sarebbe...”

“Non ideale, ne sono consapevole.”

Beh, non so dire se ho mai incontrato qualcuno con un talento maggiore per l’eufemismo.

“‘Ideale’ non è affatto la parola giusta, signor Spock.”

Si alza in piedi ed ho la sensazione che è il suo modo vulcaniano di sospirare. Non che dirà mai che lo sto stancando.

“Lei non ha visto le scansioni, Dottore, ma sia il dottor M’Benga che io concordiamo che lei non può sopravvivere con questo sforzo. Deve migliorare o...”

“O prima o poi svenirò ed entrerò in coma.”

“Sì.”

“Va bene. Ma voglio vedere quelle scansioni. Presto.”

“Certamente.”

Si gira, rivolto verso di me, fissandomi con un’espressione pensierosa.

“Lei medita, vero?”

Sollevo un sopracciglio. La risposta dovrebbe essere ovvia.

“Aiuto i miei - il mio Compagno...” mi correggo prima di dire il plurale. Non so perché, ma ho bisogno di tenermi quel dettaglio per me, almeno per ora. “... come posso.”

Il signor Spock non mi richiama sulla mia esitazione, il suo sguardo ancora fisso su di me. Annuisce.

“Bene. La assisterò le prossime volte, insegnandole una tecnica che aiuta a rilassare la mente e il cervello. Con una fusione mentale sarebbe meglio, ma non è fattibile per ora.”

Annuisco. Mi sento molto sollevato all’idea che la fusione mentale sia fuori questione. C’è ancora un problema di fiducia che per ora non posso mettere da parte: finora ha dato prova di sé, ma è ancora troppo presto per fidarmi di lui. Quest’universo è così diverso, la gente ha ragioni e scopi così tanto differenti... Semplicemente non posso permettermi di abbassare la guardia.

E l’idea che verrebbe a sapere... Non posso proprio pensarci ora. Forse è solo che non mi fido di lui.

Chi sto cercando di imbrogliare?

“Tornerò in mattinata, con i trattamenti necessari. Ora è passato troppo poco tempo dal Laycoxerin. Dovrebbe ritirarsi a letto, Dottore.”

Suona come un’idea fantastica. Se sarò in grado di addormentarmi. E di non sognare.

“Lo farò.”

“Tornerò in mattinata. Una sveglia è già stata preparata per lei.”

Davvero molto accondiscendente.

“Okay. La vedrò domattina, signor Spock.”

“Dottore.”

Con un cenno, è fuori dalla stanza, e la porta si sta già chiudendo. Non vedo guardie, ma non vuol dire che non siano lì.

Dovrei proprio andare a letto. Non ha senso - e sono troppo stanco per - pensare a qualsiasi cosa.

Con cura, mi metto seduto e lentamente mi alzo. Quasi non ci sono vertigini. Un miglioramento, quindi. Non posso crederci.

Sono già alla porta della camera da letto, quando il campanello della porta rompe il silenzio.

Sono confuso.

Chi potrebbe essere? Il signor Spock non ha ragione per tornare così presto e Kirk non si disturberebbe a bussare. Un amico?

Forse Kirk non ha lasciato che la nave sapesse dell’incidente in Infermeria, perfino senza i dettagli dell’universo parallelo. La porta suona ancora.

Faccio un respiro profondo. Non dovrei ignorarlo. Chissà se è importante o no, cosa Kirk penserà o come reagirà.

Ma decido di non preoccuparmi. Non è il mio lavoro tenere nota di me. E non  ha detto che non avrei potuto aprire la porta. Ma ricordo a me stesso che non devo farmi sfuggire nulla di fronte all’equipaggio.

Dannazione. Sarebbe più semplice se sapessi qualcosa della mia controparte.

La porta suona, e questa volta il suono sembra riprodurre l’impazienza di chiunque sia dietro la porta.

Vado alla porta e premo il bottone per aprirla.

Scotty è giusto di fronte a me. Sta sorridendo, ma c’è una lieve tensione della pelle intorno ai suo occhi, e ciò vuol dire che il suo sorriso è falso. Improvvisamente, mi sento nervoso.

Perché è qui? Sa che non sono...

Alza una mano. Sta tenendo una bottiglia e la dondola, direttamente sotto la mia faccia.

“Vuole un sorso, Dottore?”


Nota dell’autrice: lo so, non succede niente. Ma Bones ha deciso il ritmo del capitolo ed io l’ho lasciato fare. Le cose dovrebbero diventare interessanti nel prossimo capitolo, se Bones è d’accordo con me.
Grazie per leggere ancora la storia.

(no subject)

Date: 2011-11-23 02:52 pm (UTC)
From: [identity profile] mkbdiapason.livejournal.com
Eccomiiii!!!
Che dire? Nonostante sia passato tanto tempo dagli ultimi capitoli, l'atmosfera è immutata. Di solito quando ne passa troppo, si perde l'empatia con il ritmo della storia, e invece in queste righe l'ho ritrovata tutta!
E' un bel capitolo. Spock è davvero molto carino. Per ora sembra davvero l'unico di cui Bones si può fidare. E Scotty alla fine?!Oddio vorrei proprio sapere come continua *_* speriamo che non faccia nulla di male a Bones!TAT
Grazie per la dedica!T.T
Aspetto ora il prossimo cap!U_U

(no subject)

Date: 2011-11-23 07:14 pm (UTC)
From: [identity profile] romennim.livejournal.com
ho avuto anch'io quella paura, ma devo dire che la storia riesce sempre a risucchiarmi in fretta, per fortuna! :)

mi dirai se ti piace come ho deciso di fare Scotty.. :)

grazie per il commento :)

(no subject)

Date: 2012-01-05 01:11 am (UTC)
From: (Anonymous)
eccolaaaaaa perdona l'imperdonabile ritardo ma mi era proprio passato di mente .__. ricordamelo più spesso che la mia testa è proprio svampita!
Spock è davvero IC, sei stata molto brava con lui! E tutto il dialogo ha un buon ritmo e una buona andatura, Bones è troppo paziente, io l'avrei menato a sangue e spaccato tutto XD
Scotty alla fine mi ha stupita! spero che lui e il doc siano comunque amici perchè le sbronze di scotty e bones sono epiche ormai, e si, avete la fama di ubriaconi per tutta la flotta, sappiatelo U.U
aspetto il prossimo capitolo che ci farà entrare nel vivo dell'azione! e soprattutto oh, io voglio vedere la mia controparte!
Kisssss <3

(no subject)

Date: 2012-01-05 01:11 am (UTC)
From: (Anonymous)
ero io -Rei, nel caso non si fosse capito XD

(no subject)

Date: 2012-02-16 12:22 pm (UTC)
From: [identity profile] romennim.livejournal.com
direi che si era capito.. :)
e scusami tu per il ritardo assurdo nel rispondere al tuo commento..
detto ciò, sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto e il dialogo sia stato gestito bene.. non vorrei mai annoiare i miei lettori o essere scontata :) :)

December 2016

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